Il primo gennaio 1977 i bambini dell'epoca ed i ragazzi come noi, si ricorderanno di un evento che cambiò lo sguardo serale ai programmi televisivi: terminarono ufficialmente le trasmissioni di Carosello e la RAI passò al tipo di spot pubblicitari attuali. Da quel giorno i genitori presenti e futuri non poterono più usare il ricatto, rivolto ai bambini che non volevano mangiare ciò che era proposto loro per cena: <<Se non mangi, a letto senza Carosello!>> Nel contempo aumentava la pubblicità per incentivare la vendita dei televisori a colori. La più celebre era quella della Telefunken (azienda dal nome teutonico), che recitava: <<Potevamo stupirvi con effetti speciali ma noi siamo scienza, non fantascienza>>. Il nostro amico Carlo Sandri, ne aveva a casa uno, che ci gustammo una domenica pomeriggio. Rammento che aveva il telecomando non a raggi infrarossi, ma a cavo collegato al televisore. Al pomeriggio vi erano le "Prove Tecniche di Trasmissione" per il colore, prove su cui erano sintonizzate tutte le televisioni proposte nei vari negozi di elettrodomestici ed elettronica di consumo. Anche in famiglia era da un po' di mesi che era partito il progetto televisione a colori. Base di partenza il confronto di prezzi dello stesso televisore Telefunken da 20" che alla Rinascente di Concesio costava 685.000 lire, a quella di Roncadelle 590.000 lire. Avevamo anche aperto una cassetta di risparmio, una cassetta di legno, salvadanaio, che non rammento da quale parte provenisse, ove ognuno metteva qualche risparmio/contributo per la televisione. Era un modo per sensibilizzarci tutti che la televisione a colori era una spesa importante e che tutti potevamo contribuire. Vendetti la carta di giornale da inviare al macero, giornaletti di Topolino usati. Se evitavamo di lavare la Kadett e la pulivamo noi, mettevamo quella che sarebbe stata la spesa del lavaggio in questa cassetta. Una domenica sera arrivammo anche a rinunciare ad andare a prendere la pizza d'asporto per aumentare il deposito in questa cassetta. A Febbraio iniziarono ufficialmente le trasmissioni televisive a colori della RAI. Giovedì 3 febbraio nella nostra consueta, all'epoca, passeggiata pomeridiana in centro, entrammo da uno dei nostri fornitori abituali, Galli, in via Dante. Era il negoziante che ci aveva venduto l'impianto stereo Philips che funziovana ancora e che funzionerà ancora per molti anni. Naturalmente aveva accesi una schiera di televisori a colori marchiati Philips. Il signor Galli ci fece notare un modello che si chiamava come il pittore, "Tintoretto", era un 20" senza telecomando, ma all'epoca chi pensava allo zapping ?. Ci propose un prezzo di 562.000 lire. Sebbene non eravamo entrati con l' idea di acquistare, anche perchè la cassetta di fondi era solo a poco più di 200.000 lire, l'entusiasmo e la professionalità di Galli ci fece uscire con l'ordine per la nuova televisione.....
Dopo questa parentesi "televisiva", una specie di spot pubblicitario d'epoca, torniamo a parlare di automobili. Al Salone di Amsterdan 10 – 20 Febbraio 1977 l'Alfa Romeo presentava la nuova Alfetta 2000. Negli stessi giorni ed esattamente l'8 Febbraio io passai dalla Concessionaria Romano che aveva in vetrina una Alfetta 1,6 unificata di colore argento con interno in texalfa nero. Questa volta visitai un'altra area della Concessionaria che era una piccola galleria delle occasioni dirimpetto all'officina.
Trovai una bellissima Alfa Romeo GT Junior 1600 del 1975 di colore avorio con interno texalfa nero 14.000 km dichiarati dallo strumento e considerando le condizioni della vettura direi che fossero chilometri originali. Chiesi il prezzo e mi venne avanzata una richiesta di 4.200.000 lire, che all'epoca mi parve cara visto che le quotazioni di Quattroruote per una 1300 Junior del 1975 erano di 3.250.000 lire e che la differenza a nuovo del motore 1600 era di 212.000 lire. Comunque era sicuramente una valida vettura che infatti una settimana dopo non vi era più.
Mi ero nel frattempo ridimensionato sul sogno Alfetta. Al fine di contenere i costi ed in virtù della nuova versione unificata, avevo pensato di rinunciare all'idea di una 1,8 metallizzata blue pervinca con i cerchi a mille righe e mi sarei accontentato, si fa per dire, di una 1,6 rosso alfa che con gli optional obbligatori veniva al momento in strada, diciamo chiavi in mano, 6.692.196 lire. Novità anche nel cortile di casa, dove il nostro vicino di garage, uno dei fratelli Migliorati, che mi avevano costruito la mia prima bicicletta, sostituì la sua rossa Alfa Romeo GT Junior 1300 ,scalino, del 1968 con la nuova Alfasud Sprint sempre rossa.
Novità anche da una riunione a Milano alla Causith. L'azienda stava valutando la possibilità di fornire agli informatori medici delle automobili in full leasing. Il Full Leasing era la versione, oggi rivista e corretta del Noleggio a lungo termine. A fronte di un canone mensile prefissato e costante, per un chilometraggio e periodo fissato, l'azienda riceveva una vettura in uso comprensiva di bollo di circolazione, assicurazione rca, furto incendio e kasco, manutenzione ordinaria e straordinaria e cambio di gomme a percorrenza fissata. L'azienda in questa maniera aveva due vantaggi: Un costo predeterminato del parco auto da gestire, senza problemi della rivendita alla fine del periodo e dall'altra annullava i rimborsi chilometrici variabili ai dipendenti. Le vetture oggetto della valutazione erano la Fiat 127 3porte (ancora la prima serie)
e la Opel Kadett City J. La notizia era di quelle che portavano a fare alcune riflessioni: Il rimborso chilometrico, se non ti faceva guadagnare, però ti permetteva di scegliere la vettura che volevi e che suppliva alla duplice funzione di vettura da lavoro e per la famiglia. Considerando il volume di scatole che si portava dietro mio padre, avrebbe dovuto viaggiare durante la settimana con il divano posteriore abbassato, oltre al fatto di avere a vista e sotto i raggi del sole i medicinali.Altra riflessione era legata alla nostra Kadett: cosa ne avremmo fatto, visto che nella logica della operazione il vantaggio di un auto aziendale era quella di non avere un costo di gestione di una vettura personale? Naturalmente pensai anche alla possibilità di tenere io la Kadett, ma mi mancavano ancora due anni alla patente e poi avrei avuto bisogno di un reddito per pagare bollo, assicurazione e manutenzione....Un'altra possibilità che passò dinanzi fu offerta da una prova invito della rivista Gente Motori relativa alla 128 3p. La Fiat dal 1975, anno del lancio, spese molto nella promozione di questa vettura. Pertanto un sabato mattina ci recammo alla Fiat Cobra nella storica sede della Pusterla per provare questa versione della 128. Dopo aver parlato con un venditore venimmo affidati ad un collaudatore in tuta bianca che ci fece fare un giro su questa 128 3p 1100 bianca ancora da immatricolare. Papà non volle guidarla rimase a fianco del collaudatore. Rientrati scambiammo due parole con il venditore spiegando la situazione. Ricordo che siccome eravamo andati con la 500 F della mamma, che avevo appena lucidato, non si lasciò sfuggire che se avessimo dato in permuta la 500, anziché la Kadett, l'avrebbero ben valutata. Era la seconda volta che sentivo questa affermazione: se ricordate, la prima era stata quando comprammo la Kadett oro. Ritornati a casa, il papà mi disse che la 128 3p non l'aveva entusiasmato molto. In quei primi mesi dell'anno anche tra colleghi, si cercò di trovare delle soluzioni per risparmiare sui costi del lavoro. Il papà e un collega di un'altra casa farmaceutica che seguiva alcuni stessi medici con prodotti non in concorrenza, pensarono di utilizzare a turno la vettura in due al fine di ridurre i costi. Il collega aveva una 131 2 porte blue scura con l'impianto a metano e due vistosi fari fendinebbia Cibie stile 131 Abarth. Ogni tanto lo vedevo al mattino, quando uscivo di casa per andare a scuola, mentre attendeva mio padre.Nel mio tempo libero feci anche una riflessione su possibili ipotesi di una vettura usata per me, nel prossimo futuro o sulla soluzione più economica per una vettura nuova. In questa analisi per l'usato ricordo che presi in considerazione la Fiat 125 Special "gommone", l'ultima serie del 1972, come la ricordavo vista alla Fiat succursale di Canton Mombello (valore circa di 1.500.00 lire) oppure la Simca 1501, magari un fine serie del 1975 della stessa quotazione. Vedo qualcuno che sta arricciando il naso. De gustibus... Allora la pensavo così, che vi devo dire....
Parlando del nuovo mi intrigava l'idea di una 126 personal 4 con meccanica Giannini, tetto apribile in tela, strumentazione con il contagiri, cerchi in lega, marmitta con il doppio scarico. Costava sui 2.500.000 dal Concessionario di zona Ardigò in via Diaz. Allo stesso prezzo però potevi comprare una Giulietta Spider 1300 del 1960 rossa o bianca. Vista la mia inesperienza dell'epoca non posso dirvi molto sulle condizioni d'uso di queste due spider. Una cosa però ricordo che non mi piaceva. Entrambe avevano la parte bassa verniciata di nero, quella catramina che si metteva all'epoca per evitare o coprire il sorgere della ruggine nelle parti basse delle vetture.Presi anche in considerazione la vettura più economica del momento :la Zaz-968 A.Andai a vederla anche per conoscere il titolare di questa piccola concessionaria di vetture dell'Unione Sovietica e della Cecoslovacchia, l'Autoest Brescia Import di Luciano Di Molfetta. Infatti il signor Di Molfetta era un ex propagandista di medicinali, collega di mio papà, il quale, appassionato di automobili, aveva avuto questa opportunità di aprire questa piccola Concessionaria che dipendeva dalla Bepi Koelliker di Milano.La Zaz in esposizione era di quell'azzurrino classico degli anni 60, con l' interno in finta pelle rossa. Al primo colpo d'occhio sembrava una vecchia Prinz 4 extra large.Finiture spartane, ma che davano l'idea della vettura tosta fatta per i climi rigidi.Non era bella, ma l'affermazione che mi scaturì era che pensando alla Alfetta come vettura simbolo di libertà, passione e dedicata al tempo libero ed alle ferie, la Zaz poteva essere la 2^ vettura da battaglia per recarsi ad un ipotetico lavoro. Costo sui 2.000.000 di lire in strada.Il 5 marzo il governo italiano con un decreto legge abrogò le festività dell'Epifania, San Giuseppe (19 marzo), l'Ascensione,Corpus Domini ed i Santi Pietro e Paolo (29 giugno), nonché la Festa Nazionale del 2 giugno e la festa del 4 Novembre. Queste decisioni che saranno poi modificate più avanti erano il risultato della politica di austerity adottata nell'autunno 1976. In questa ottica l' on. Giulio Andreotti, presidente dell'allora governo, aveva fatto un accorato appello agli italiani per un uso più razionale e misurato dell'automobile arrivando addirittura a velate minacce di sanzioni a chi andava veloce (simbolo di consumo audace di carburante), targhe alterne di legge, divieto di auto con cilindrata superiore a 2000 cc. Vista a distanza di tempo mi sembra che non sia cambiato nulla nell'atteggiamento dei politici di ieri come di oggi. Ieri la si chiamava austerity per ragioni di economia oggi la si invoca per la qualità dell'aria, ma l'auto è sempre stata l'imputata più accusata più facile da colpire da parte di tutti i governi. A distanza di 33 anni resta d'attualità leggere il commento del nostro Virgilio (Gianni Mazzocchi): <<La moderazione nel riscaldamento delle case e la scrupolosa lotta contro ogni spreco nelle industrie e nei prodotti alimentari, questo, sì, permetterà risparmi veramente decisivi.L'automobile è la "cenerentola" nel consumo energetico perchè, ricordiamolo, non ne prende che la decima parte, tuttavia noi automobilisti vogliamo dare il nostro contributo evitando di usare inutilmente l'automobile e risparmiando parecchio con il moderare la velocità.Sarà un risparmio forse simbolico, ma servirà, e costituirà un altro titolo di merito per l'automobile, che rimane sempre un mezzo indispensabile per lavorare, per affermare la nostra indipendenza personale: che resta sempre una bandiera di libertà per chi vuole lavorare e vivere in pace>>. A fine marzo venne presentata al pubblico l' Alfetta 2000 che andava a sostituire la gloriosa 2000 berlina. Mi recai quindi alla Rocchi & Uberti per questa presentazione.
In vetrina vi era una Alfetta 2000 argento metallizzato con il suo interno di serie in panno misto beige e marrone, con cerchi in lega mille righe. A farle da cornice una Alfetta 2.0 GTV bianca ed una Alfetta 1,6 rossa con interno in velluto nero e cerchi della Alfetta 2.000. Una novità od un refuso ? Feci subito notare la cosa all'ormai amico venditore Aldo Bonandi il quale mi disse che non ci aveva fatto caso, ma che era senza dubbio un refuso di fabbrica.A ritmo costante le automobili continuavano ad aumentare. Ad aprile l'Alfa Romeo uscì con due pubblicità:
una il 15 di aprile generica per tutta la gamma;
Il 21 di aprile si lanciò in uno dei primi esperimenti a tasso zero . Propose l'Alfasud N, la normale 4 marce con il pagamento di metà del costo auto in un anno, senza interessi.Nella pubblicità però si evidenziava, sebbene in piccolo, che agevolazioni di pari valore erano offerte per l'acquisto a rate di tutta la gamma.A maggio maturai l'idea di trovare un lavoro per l'estate, per cominciare a creare i presupposti per potermi comprare a 18 anni l'automobile. Mi recai quindi all' E.N.P.I per la richiesta del libretto del lavoro. Ci passai tutta la mattina. Ebbi così il tempo di fare la conoscenza con una simpatica ragazza di nome Donatella che aveva qualche anno più di me. Infatti aveva già la patente ed una Renault R5 TL con il tettuccio apribile in tela. A fine mattinata mi lasciò anche il suo numero di telefono dicendomi di chiamarla. Non lo feci mai. Mi metteva a disagio l'idea di una ragazza che aveva l'auto, quando io non la potevo guidare.Per la storia automobilistica invece ricordo che le riviste annunciarono che dal 1978 il Salone dell'Automobile di Torino, sempre con cadenza biennale, sarebbe stato spostato in primavera, come nelle prime edizioni dei primi del novecento.Parlando invece di usato ecco alcune auto interessanti che avevo trovato offerte sulle riviste: Mercedes 280 SE del 1970 con aria condizionata in vendita presso Autogestioni – Cinisello Balsamo, 2.000.000 di lire; Fiat 124 coupè 1800 del 1972 sempre da Autogestioni, 1.600.000 lire; Fiat 125 Special 1971, 1.460.000 lire da Autogestioni a Torino; Lancia Fulvia HF 1600 1970, 800.000 lire da Autogestioni a Padova; Ford Taunus 1600 GXL 1975, 2.200.000 lire da Autogestioni di Roma.A Brescia non vi era un centro Autogestioni, però vi era l'Automercato Autostadio (in quanto era all'incrocio con la via dello stadio Rigamonti di Brescia), di Alfredo Pietroboni. Questi compravano stock di vetture dai concessionari locali e nella loro officina (scoprirò poi più avanti), la prima cosa che facevano era una cura di ringiovanimento dei contachilometri. Una cosa che si notava nelle vetture usate dell'epoca e che stava molto male erano i buchi lasciati nelle portiere e lunotti dalla asportazione degli altoparlanti montati e tolti dal precedente proprietario. In una delle mie prime visite di quei tempi rammento una Alfetta 1,8 azzurro Le Mans interno in panno blue e moquette chiara del 1975 targata BS 48.. con allo strumento 34.000 Km proposta a 4.800.000 lire, un prezzo del 5 % superiore alle quotazioni dell'epoca ma rientrante nelle logiche di mercato. Bella anche una Beta coupè 1800 amaranto con interno in panno ocra, con pedale della frizione un po' duro ed una Innocenti Mini Cooper 1300 del 1975 color salmone con il tetto nero e l' interno beige.Alla Interauto di Bassi & Pasolini sempre lì vicino, sulla via Triumplina, era offerta una Alfetta 1,8 del 1976, ancora con le targhe quadrate ed il volante in legno, colore avorio con l' interno in panno nero. 46.000 i Km dichiarati . Anche qui pedale della frizione duro, vari cigolii delle portiere, gioco del sedile di guida. La richiesta era di 5.000.000 di lire. Mi feci abbozzare la proposta di un finanziamento. Dando un anticipo di 2.500.000 di lire mi proposero 24 rate da 145.000 lire per un totale di 3.480.000 lire. Se volete divertirvi a calcolare il tasso di interesse, vi anticipo solo che è uno sproposito....Un pomeriggio che ero dal compagno di classe Mario Tisi, che abitava sotto casa dello zio Attilio, arrivò giusto lo zio con l'auto dell'A.T.B., ma non con la classica Giulia Super 1600 Amaranto, che conoscevo, ma con un "trattorino" carrozzato da Nuova Giulia di colore blue scuro. Si trattava di una Giulia Diesel. Lo zio mi disse peste e corna di questa vettura che non aveva niente come motore, delle blasonate Alfa Romeo che aveva usato nella sua esperienza di autista. Bisognava farla scaldare mezz'ora al mattino, più dei 140 km orari non andava. Vibrava tutta ed era rumorosa. Inoltre aveva scoperto, grazie ad un meccanico dei camion, che sebbene la casa prevedeva la sostituzione dell'olio motore ogni 5.000 km, era opportuno, al fine di non grippare il motore, cambiare l'olio ogni 2500 km. L'esperienza di questo meccanico derivava dalla pratica fatta sui Bedford, i furgoncini della General Motors, la quale, prima di decidere di montare su questi il motore della Rekord 2100 e poi 2000 aveva adottato questo motore Perkins. La Perkins era riconosciuta come una grande ed esperta azienda nella produzione di motori a gasolio.
Ma su questo "piccolo", si fa per dire, 1800 vi era un problema di lubrificazione del motore, che portava l'olio nell'uso, ad addensarsi come il catrame. Ecco che, cambiato spesso, quindi ancora fluido, il motore durava, altrimenti l'olio si coagulava, diventava denso e poi duro e quindi la rottura dei motori. Dopo alcuni anni di problemi, G.M. decise di utilizzare il collaudato motore della Rekord e disdisse la commessa alla Perkins. Questa doveva trovare un nuovo committente per il motore e, combinazione, l'Alfa Romeo non aveva un diesel, voleva entrare nella tavola imbandita che si stava profilando in quegli anni per i veicoli a gasolio e pensò di approfittare di questa opportunità montandolo su una vettura collaudata come struttura e che si avviava a fine carriera. Fu una esperienza disastrosa e che mio zio racconta come la peggiore vettura (dal punto di vista del motore) che abbia mai guidato. Domenica 29 maggio 1977, dopo il culto, per festeggiare la chiusura del catechismo andammo con i genitori a fare un picnic in località Esenta di Lonato, dove gli amici Saetti, i gestori del distributore di carburante Fina, dove andavamo regolarmente a far benzina, avevano preso un ampio terreno con bosco ed una casa di villeggiatura.Quel giorno l'amico Davide Massolini arrivò con una fiammante Benelli 125 2c verde. Non rammento come nacque la cosa, ma ricordo solo che convinsi Davide ad insegnarmi ad andare in moto. Davide era un ragazzone ben piantato e mi sentivo sicuro. Mi insegnò che la moto andava tenuta sopra i 2000 giri e che bisognava stare attenti a bilanciare il pedale del freno con la leva del freno. Fu una esperienza entusiasmante, che non si smorzò, nemmeno quando rischiammo di finire per terra su una curva dove avevo stretto troppo, slittando sulla ghiaietta.Nel tardo pomeriggio cominciammo a ballare sull'aia. I miei volevano tornare a casa, io volevo ancora fare un giro con la moto. Gli amici Nencini mi proposero di tornare con loro e quindi mi fermai. Tornai quindi con la loro Taunus 1600 GXL, la famosa BS380380 antracite.Le automobili continuavano ad aumentare. Il 6 giugno dopo l'ennesimo aumento, l'Alfetta 1,6 costava in strada 6.936.000 lire. Nei giorni successivi, invece, insieme a mio cugino Alberto, figlio della zia Franca e dello zio Luciano, ci occupammo di motociclette, ma quelle serie 350 cc. Ecco le moto che facemmo passare:
Benelli 350 RS proposta in strada a 1.970.000 lire;
Caballero 125 RC-ks proposta in strada a 1.174.200 lire.
Ma quella a cui lasciai il cuore scoprendo poi che fino a 18 anni non avrei potuto guidarla fu la Yamaha RD 350. La visionammo da Motor Center Gatti che allora aveva una esposizione in via Diaz, vicino ad Ardigò quello delle Giannini.La moto in esposizione era di colore Blue metallizzato, il prezzo era di 1.680.000 lire, molto più competitivo della Benelli. Ricordo che insistetti per sapere se vi era qualche possibilità, prendendo la patente A, per poterla guidare, ma le mie aspettative vennero drasticamente stroncate. Nonostante ciò, mio cugino ed io ci iscrivemmo per ottenere la patente A. Insieme al ritiro delle pagelle, mi venne comunicato che avevo vinto una delle borse di studio messe in palio dall'Associazione Genitori facente parte del Consiglio di Istituto. Si trattava di 250.000 lire che era una discreta somma per l'epoca. Ecco che allora ebbi la possibilità di tornare alla carica con un progetto di cui abbiamo già parlato: il Garelli Gulp Matic Lusso.
Così, sabato 11 giugno ci recammo, mia mamma ed io, alla Concessionaria Rossi in via Pietro dal Monte, vicino all'Ospedale Civile. Ve ne era esposto uno blue metallizzato. Chiesi se ve ne era uno Amaranto metallizzato (come quello che avevo visto a San Benedetto del Tronto). Guardò nell'elenco delle bolle di magazzino (fu un attimo di suspence), poi esclamò: << Si ce l'ho, è arrivato ieri!>> Ci fu una trattativa veloce. Lo volevo con le borse per poter portare documenti o altro. Per farci uno sconto ci disse che ci faceva risultare come se fossimo dipendenti della OM. Alla fine mi costò 330.000 lire.Mia mamma tornò a casa con l'autobus, io con il mio primo mezzo a motore. Andai subito a comprare lo specchietto retrovisore sinistro ed il portabollo. Allora i motocicli non erano targati, non dovevi fare l'assicurazione e non dovevi mettere il casco. L'unico obbligo era la tassa di circolazione che era fissa annua con scadenza dicembre e costava meno di 4.000 lire. Mi misi alla ricerca di un lavoro, ma o mi chiedevano la patente, o non era un lavoro stagionale. Con l'amico Massimo Modonesi passammo anche una giornata di corso alla Tornado, azienda concorrente della Vorwerk Folletto. Poi la mattina, quando avremmo dovuto recarci per i primi appuntamenti, ci ritirammo perchè il mio amico si vergognava di mettere la cravatta. Chiesi così a Carlo Sandri un consiglio, visto che avevo fatto il libretto di lavoro come apprendista elettronico. Mi propose di andare a lavorare per la Prais A.P.S., centro di progettazione elettronica di apparecchiature per le nuove radio e televisioni private.
La sede allora era in via delle Grazie al n° 3. Il titolare si chiamava Federico Cancarini, una persona che ho molto stimato ed apprezzato. Calmo risoluto, non l'ho mai visto arrabbiato o nervoso. Fumava le Goluase senza filtro ed aveva una Volkswagen Scirocco amaranto del 1976. Non si parlò del mio compenso, anche se io avevo delle aspettative semplici ed oneste. Il mio primo incarico fu la preparazione di alcune schede per mixer. Si trattava di selezionare le varie resistenze, diodi, transistor e da una scheda già pronta assemblarne, mediante saldature, altre copie. Ma il lavoro che più mi piaceva era l'assemblaggio dei contenitori degli amplificatori, un lavoro di meccano con viti a brugola, dadi e chiavi inglesi. Naturalmente nell'ambiente vi era sottofondo musicale delle radio private, in particolare di Radio Brescia Sette, che era nella stessa via.Mi recavo al lavoro con il mio Garelli che parcheggiavo all'interno del cortile al coperto e ancorato con un sicura catena che mi ero comprato.Di fronte al portone della Prais vi era allora una Pasticceria che ogni tanto liberava nell'aria dei profumi inebrianti. Avevo anche dei validi e qualificati colleghi, come Enrico Colombini, un genio dell' elettronica, Beppe Taglietti, riservato e molto capace, Efrem Orizio ottimo tecnico radio. Cancarini era un Signore. Quasi tutti i pomeriggi verso le 16.00, mi chiamava e chiedeva all'ospite di turno cosa voleva, prendevo anche le ordinazioni degli altri e andavo al bar vicino a prendere quanto desiderato. Io solitamente coglievo l'occasione per prendermi una bella coppetta di gelato. Un'altra volta mi disse se potevo andare a cercargli delle viti per fissare il portaborse alla sua Honda 400 four blu. Mi allungò 5000 lire, mi disse, per la benzina del Garelli. Considerando che il Garelli teneva 3 litri e che con un litro di miscela al 3% facevo 25 Km, capite dove si riconosce la classe delle persone.Alla fine del primo mese era il momento della paga. Cancarini mi disse:<< Cosa devo darti?>> Io non ebbi esitazione e chiesi con semplicità 1000 lire all'ora per 160 ore, quindi 160.000 lire. Non battè ciglio e non riparlammo mai più di soldi.Il 14 luglio intanto avevamo dato l'esame per la patente A. Ad Alberto venne l'idea che avremmo potuto prendere due Vespe 125 e con quelle andare a fare le vacanze all' Aprica.
Gli feci presente che avevo appena preso il Garelli .. Comunque sabato 16 luglio andai alla Concessionaria Filippini per valutare il discorso Vespa. La Vespa 125 costava in strada 690.000 lire. Il primo problema è che non mi ritiravano in permuta il Garelli, che era nuovo con 600 km all'attivo. Il secondo che anche se avessi voluto anticipare l'acquisto e poi trovare di vendere il Garelli, ci volevano almeno 320.000 lire di anticipo e poi 12 rate da 40.000 lire per un totale di 800.0000 su 690.000 di listino. Ma lo stop al discorso Vespa arrivò dai due fronti. Da una parte, la zia Franca ci propose di poter andare ancora 15 giorni all'Aprica , noi quattro più mio cugino Alberto, quindi con la Kadett ci stavamo; dall'altra, mia madre mi propose di mettere nel cassetto l'idea Vespa, che poi a 18 anni la 500 sarebbe stata a mia disposizione fino a che non avessi avuto la mia auto. Accettai questa idea, visto poi comunque che il Garelli mi piaceva, andava bene e consumava poco.Si parla molto spesso della crisi del settimo anno nei matrimoni. Ma anche nelle automobili, almeno fino ad allora il settimo anno era stato cruciale nella storia almeno delle nostre auto. Era giunta notizia dalla Causith che il progetto full leasing era stato accantonato. A questo punto, valutato che le risorse familiari non consigliavano una sostituzione, si tamponò la situazione con alcuni interventi tecnico estetici. Le Pirelli CN 54 avevano fatto 70.000 Km ed andavano sostituite. Mi recai con il papà dal gommista Baraldi in via Diaz e gli esternammo che volevamo spendere il meno possibile perchè non sapevamo quanto avremmo tenuto la vettura. Baraldi ci propose delle Dunlop SP 68 6.00-12 ad un buon prezzo ed accettammo la proposta. Un intervento estetico invece riguardò i tappettini che feci rifare dalla ditta Velati di Ogna di via Cadorna : rossi in una bella moquette spessa. Quando andammo a ritirarli dovemmo supplire al furto del terminale di scarico cromato, con addirittura rottura di parte terminale della marmitta, e montammo un terminale non originale ma che non sfigurava. Lavata, stirata e lucidata la Kadett, ai primi di agosto partimmo per l'Aprica. Quell'anno il papà fu grande. Al mattino si alzava presto ed andava dal fornaio a comprare il pane appena sfornato. La sveglia arrivava quando rientrava riempendo la stanza della fragranza del pane ancora caldo. Rammento che quell'anno il pane andò via a quantità industriale. Nel giorno di mercato, in piazza vi era un banchetto dove un imbonitore proponeva un dispositivo che a sua detta era portentoso per le prestazioni della vettura, consumi, ripresa, eccetera. Visto che costava solo 10.000 lire e che la nostra Kadett cominciava ad avere 150.000 Km, lo comprai.Tornati a Brescia, portammo subito la Kadett dal nostro meccanico Uccelli per far montare questo dispositivo. Uccelli ci disse che secondo lui era un filtro antidisturbi radio e credo che avesse ragione. Comunque lo montò e perlomeno problemi non ne vennero creati.Lavorai anche a settembre e fui lieto quando Cancarini mi disse che se volevo tornare anche il prossimo anno lui era disponibile.Il 1°di ottobre entravo in 3^ superiore, sezione elettronica. In questo cambio persi molti compagni di classe che presero altre strade, ma così è la vita...Il 5 di ottobre ci arrivò inaspettatamente una bicicletta. Si trattava di una Atala 2000 un modello tipo graziella, vinta tramite i sofficini Findus. La bicicletta era di colore sahara gold come le Opel e fu come un riscatto dopo il furto che avevo avuto nel 1970 della Gigia.
A novembre uscì sul mensile dell'A.C.I "L'automobile" una prova comparativa delle 1600 italiane del momento: 131,132,Beta,Alfetta. Appresi così che l'Alfetta aveva ormai superato i 7.000.000 di lire arrivando in strada a 7.330.000 lire contro i 7.150.000 lire della Beta, i 6.337.000 lire della 132 ed i 5.109.000 della 131.Sempre a novembre vennero varati i nuovi limiti di velocità sulle strade ed autostrade italiane. E' di quel periodo l'obbligo per le vetture inferiori a 600 cc di apporre un contrassegno circolare posteriore di colore rosso riportante il limite di 80 km orari, oppure per i veicoli compresi tra 600 e 900cc un contrassegno con il limite di 90 km orari.
Un'altra di quelle spese inutili che portarono qualche soldo nelle casse dei produttori di questi contrassegni e che non portarono nulla sotto il profilo della riduzione dei consumi, della sicurezza stradale, perchè, come successe in America, ci fu un aumento di incidenti dovuti alla minore attenzione che si prestava alle manovre e alla situazione circolatoria per tener conto delle oscillazioni della lancetta del contachilometri. Anche noi dovemmo mettere questo bollo sulla 500, un vero pugno negli occhi.
Sempre a novembre cominciarono le consegne della nuova Giulietta . La Concessionaria Romano, per il lancio della nuova Giulietta, affiancò in vetrina la nuova con una vecchia Giulietta Ti 3^ serie del 1961 riverniciata a nuovo per l'occasione e facente parte della collezione privata del Concessionario.Questa è oggi la Giulietta Ti 3^ serie che era esposta in vetrina nel 1977 al lancio della nuova Giulietta
Tra le notizie positive della 3^ C vi era che il nostro affiatato gruppo costituito: dal mio compagno di banco Maurizio Gritta e Carlo Remino era ancora insieme e ci incontravamo spesso nei pomeriggi per studiare. Carlo aveva iniziato una collaborazione con Radio BS Stereo 102.5 ed il martedì pomeriggio aveva una trasmissione di un'ora dedicata ai cantautori. Studiando da elettronici nacque l'idea della realizzazione di una radio privata portatile. Si trattava di un trasmettitore fm che si sintonizzava tra i 105 ed i 108 mhz che aveva una ricezione dichiarata di 300 m. Era in pratica una "radio privata condominiale". Comprato il trasmettitore il montaggio della scheda avvenne a casa di Maurizio al Villaggio Prealpino, ove ovviamente mi recai con il Garelli parcheggiato al sicuro all'interno del cortile della villetta a schiera. Grande l'emozione quando collegato il trasmettitore all'alimentazione e immettendo il segnale da un collegamento con un registratore, ci accorgemmo che la frequenza che stavamo ascoltando dalla radio, sui 105.8 circa, era la nostra piccola radio privata. A questo punto si sarebbe trattato di poter inserire anche un microfono ed il gioco era fatto. Come potete immaginare la passione per la nuova esperienza ci fece fare tardi. Alle 19.00 eravamo ancora indaffarati a fare perfezionamenti e progetti. Era tempo però di rientrare. Aprendo la porta del garage ci trovammo davanti un nebbione da manuale. La Signora Gritta, donna molto fine, mi disse: <<Ti do io una bella sciarpa per proteggerti!>> Non avevo idea che quella sera avrei fatto il viaggio più surreale della mia vita.... La sciarpa, di morbida lana, era stata imbevuta di un profumo intenso ed inebriante. Immerso nella nebbia affrontai i miei sette chilometri di traffico cittadino senza nessun problema. Ma a distanza di alcune decine di anni ho ancora un intenso ricordo di quella esperienza... Nel periodo delle vacanze di natale condivisi la radio con i miei amici delle medie, Fulvio e Massimo. Creammo così in quei giorni radio CFM, dalle sigle dei nostri nomi. Registrammo alcune cassette di puntate da trasmettere in quei giorni. Io come potete immaginare facevo una trasmissione che si chiamava "Si – Viaggiare" utilizzando come sigla il famoso brano di Lucio Battisti. In questa trasmissione si parlava naturalmente di automobili, di tendenze dei nuovi modelli, di novità e curiosità. Massimo, si occupava di sport in particolare di sci, vista la stagione in cui eravamo. Mio fratello, teneva una trasmissione dedicata alla musica classica, storia sui compositori e le curiosità della loro vita artistica. Infine Fulvio, teneva una trasmissione di musica rock e leggera dedicata ai cantautori. L'ultimo dell'anno lo passammo in giro per il quartiere con una radiolina in mano per verificare fino a dove arrivava il nostro segnale. Verso le 12,30 sentimmo una voce (era mia mamma) che diceva :<<Tornate a casa che è tardi!>>Si era concluso così un 1977 che almeno dal punto di vista personale era stato un anno di sviluppo e crescita in tanti settori. Quali sarebbero state le novità del 1978 ? I prezzi delle auto si sarebbero fermati od almeno gli aumenti rallentati ?La Kadett avrebbe continuato a macinare chilometri senza grossi problemi ?
Carlo Carugati
Continua...