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Dalle Fiat 1100 alle Opel Kadett storia d’auto e di famiglia
Cap. 12 IL 1991
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Il primo dell’anno del 1991, si tenne come ormai da tradizione a casa nostra, insieme a genitori e fratello. Occasione anche per ascoltare il Concerto di Capodanno da Vienna diretto da Claudio Abbado ( per la seconda e ultima volta; la prima era stata nel 1988). Nel cortile, non asfaltato, di casa avevo all’aperto tre vetture: La Fiat 1100 Special bianco del 1962 (non assicurata), l’Alfetta 1,8 bianca del 1975, che era la vettura ufficiale della moglie (diciamo la nostra seconda auto), parcheggiata davanti al garage, e la Volvo Polar bianca (la mia vettura aziendale targata a novembre 1990 e da vendere in febbraio). Qualcuno potrebbe pensare che io avessi una preferenza per il colore bianco. In realtà no, anzi, ma le coincidenze sulle vetture usate e l’esigenza per la Polar di avere un colore facilmente rivendibile, presentavano una situazione monocromatica di questo tipo. Mi salvavo con la Biturbo (parcheggiata in garage) dark skoky quarz. Nel consueto consultivo sulle spese di gestione auto, che da anni ormai tenevo, rilevai che nel 1990 avevo speso la bellezza di 700.000 lire di lavaggi a mano, ai quali era poi seguita personale lucidatura. E fortuna che avevo la maggioranza delle vetture bianche! Tra l’altro mi trovavo con due antipatici inconvenienti sull’Alfetta. Il fatto di essere parcheggiata sotto tre balconi comportava che molto spesso la trovavo sporca dell’acqua mista a terra che proveniva dall’innaffiamento dei fiori sui balconi. Il parabrezza era quello che ne soffriva di più. In tale caso avrei desiderato trovare ai semafori i lavavetri, che oggi sono spariti dagli incroci. Inevitabilmente, quando avevo questa necessità, non ne trovavo mezzo. Il secondo inconveniente, che per un periodo pensai fosse veramente un dispetto, era che ogni tanto trovavo sull’Alfetta, in particolare, delle macchie marroni che richiedevano l’uso di cera per essere tolte. Sembravano macchie di caffè, tanto che pensavo ad imprudenti inquilini che prendessero il caffè sul balcone e poi come per sciacquare la tazzina lasciassero cadere nel vuoto le gocce rimaste… Scoprii poi, mi diceva qualcuno, trattarsi invece delle emissioni della centrale termica della lavanderia dell’Ospedale Civile, che ogni tanto aveva delle emissioni, diciamo, fuori norma. In quell’inizio d’anno mi capitò anche di imbattermi in una bella Autobianchi A 112 Abarth 5^ serie del 1980 Rosso corsa. Vettura molto bella, prezzo non popolare, ma bella! Solo realizzai che, anche se nessuno al momento si era lamentato tra i due condomini, forse se fossi andato ad aggiungere un’altra vettura… Pensai allora che era giunto il momento di pensare ad un garage esterno che potesse venirmi a supporto. Ne trovai, in vendita, uno a 700 metri da casa. Si trattava di un garage doppio in lunghezza (10 metri) con una apertura buona, che provai con la Volvo 240 Polar. Provvidenza volle che prima di decidere pensai di chiamare l’amico Architetto Alvaro Tirandi che sicuramente avrebbe potuto darmi un’idea della stima del garage, i costi collaterali ecc. Quando lo chiamai fu come se aspettasse la mia telefonata. Mi disse:
“Sai, oggi comincio a costruire il Residence a S. Anna”. In effetti mi aveva accennato di questo progetto, nel corso della visita che ci aveva fatto con la moglie, dopo la nascita di Mirco. Si trattava di un residence, con 22 alloggi, uno diverso dall’altro, con tunnel sotterraneo per i garages… La mia mente reagì prontamente e disse: “Posso venire a trovarti?” Dopo 15 minuti ero da lui e rimasi affascinato da questo plastico, tanto che non spesi nemmeno una parola per la richiesta di informazioni per il garage che volevo comprare, ma invece espressi il mio desiderio latente, che si era svegliato. Esordii dicendo: “Mi piacerebbe una villetta bifamiliare, al primo piano, su piano unico, che però abbia un amplissimo garage”. Pensavo che con questa premessa mi avrebbe liquidato dicendomi, che, essendo in città, erano al massimo due i posti auto e sarei tornato a parlare del mio acquisto del garage. Invece Alvaro mi guarda, si concentra e comincia a “misurare” il plastico e dice: “ Dunque, qui no; là non si riesce... “ Poi mette il dito su una bifamiliare con piano lineare, ingresso a specchio e mi dice: “ Qui potrei allungarmi fino alla roggia; non ti serve la taverna, bagno?”- “Direi di no”, dico io. “Magari uno studio, quello sì, la lavanderia…”, aggiungo. Mi dice: “Ti bastano 75 mq di garage?”. Replicai : “Direi di sì! E cosa mi costerebbe più o meno?”. Mi dice una cifra… Io non mi scompongo e ribatto: “ E del mio appartamento cosa ne facciamo?” Risposta immediata: “Lo vendiamo o te lo ritiro io!” L’entusiasmo mi salì alle stelle tanto che dissi: “Per me va bene. Poi per il piano casa ti metti d’accordo con Francesca. Per quando sarebbe pronta? Mi risponde: “Tra un anno, circa”. Replicai: “Ok Alvaro, tienila per me!”. Rimanemmo d’accordo che avrebbe sviluppato il dettaglio della soluzione in base alla mia esigenza, per il piano basso, poi ci saremmo aggiornati per come organizzare sopra. Uscii tutto contento e mentre rientravo verso casa pensavo: “Sono uscito per comprare un garage ed invece... cambio casa…” Quando, rientrato, dissi a Francesca che cambiavamo casa, non rammento che sia svenuta (buon segno), ma, come altre volte, mi presentò i conti delle paure, legati ai soldi, agli impegni… Però quando toccai il tema che, cambiando casa in quel periodo, avremmo dato la possibilità al piccolo Mirco, di entrare alla Scuola Materna che era lì vicino alla casa e dove poi vi era anche la Scuola Elementare, e quindi farlo crescere direttamente in un ambiente nuovo, ma che sarebbe diventato l’ambiente familiare, ecco che la tensione si abbassò. Poi naturalmente facemmo i conti anche con la penna per valutare come muoversi ed alla fine, grazie anche al fatto della serenità che ci dava di affidarci ad un amico fidato, ecco che riuscii a fare in modo che il nuovo progetto avesse il sì definitivo della moglie, che comunicai subito ad Alvaro. Come promesso, lo studio del piano di sopra lo fece poi con Francesca e devo dire, dopo tanti anni, che le scelte fatte di variazione rispetto al disegno di base furono tutte indovinate. Sebbene il primo di gennaio non avrei mai pensato di cambiare casa, al 20 non vedevo l’ora di poterci entrare e poter avere i miei mezzi al coperto.
Via Cucca 38 - 20 Gennaio 1991
Da queste premesse capite bene perché il titolo di questo capitolo non è dedicato ad una o più vetture, ma al contenitore dove metterle. Naturalmente, da quel giorno, pancia a terra, perché bisognava produrre per mettere fieno in cascina, per poter avere il meno possibile bisogno di accedere ad un mutuo. Il 15 gennaio era scaduto l’ultimatum dell’ONU nei confronti di Saddam Hussein, al fine di lasciare il territorio del Kuwait. Iniziava così la Guerra del Golfo, una partita veloce che finirà il 28 febbraio. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, la mia clientela Volvo reagì in maniera positiva ed i clienti che avevo in trattativa da dicembre decisero di comprare la vettura. In particolare me ne ricordo uno che aveva come vettura, che teneva come seconda auto, una Opel Ascona A 1.2 S 4 porte lusso rossa, seconda serie del 1973. Quando andai a portargliela a casa scoprii che il padre aveva anche una Opel Rekord C 1900 Sprint coupé.
Il 1991 inizia, per il mercato dell’auto, ancora con il “rumor” delle case costruttrici che si lamentavano che in Italia ci fosse ancora il superbollo per le vetture a gasolio (in particolare), anche se vi era anche per gpl e metano, che ne limitava le vendite e quindi lo sviluppo/lancio di nuove versioni. Addirittura, non avendo i sistemi di rilevazione che oggi non solo misurano il PM10 ma anche il PM2,5, sostenevano che il diesel era più pulito della benzina, A differenza di oggi, inoltre, il gasolio costava il 30% in meno della benzina. A distanza di quasi 30 anni, penso che se questo superbollo fosse rimasto per il diesel e l’avessero tolto solo per gpl e metano, e si fosse puntato allora ad investire su veicoli fatti dai costruttori con impianti GPL/Metano, l’evoluzione dell’auto ed anche dell’elettrico avrebbe potuto avere un percorso diverso ed in tempi più brevi. A proposito di elettrico, va ricordato che già da giugno ’90 si poteva acquistare la Panda Elettra al prezzo di 25.684.000 lire, lo stesso prezzo di una Croma CHT SX. Ma nel 1991 gli strateghi cominciarono a lavorare nei fianchi alla politica, che purtroppo procede e spinge anche in base alle informazioni che riceve e con sempre un occhio all’elettorato. Già allora, e non è ancora cambiato oggi, si fece circolare il messaggio che la colpa di tutto l’inquinamento era l’automobile e, giocando sul fatto che si stava per introdurre al 100% la marmitta catalitica, era in particolare il veicolo a benzina l’imputato, anche perché si diceva, sempre per stimolare la gente a cambiare vettura, che non si doveva usare la verde sulle vetture non catalitiche, perché si andava ad inquinare di più. Quindi se non ho capito male, allora - forse ci volevano far passare da fessi - si era creata una benzina verde, che non aveva il piombo, ma che se usata su una vettura non catalizzata era ancora più inquinante!!! Ma complimenti! Follia pura. L’altra bufala, ma che verrà fatta circolare più avanti, quando scompariranno proprio i distributori della rossa, era che “tutti i motori” non catalitici non potevano funzionare con la verde. Ad alcuni motori si sarebbe dovuto rifare le sedi valvole, altri avrebbero avuto battiti in testa e bisognava quindi variare l’anticipo, operazione che comportava poi altri problemi di surriscaldamento del motore. Hanno tentato di tutto per far anticipare gli acquisti alla gente ed hanno spinto per il diesel perché era più facile produrre vetture turbo con prestazioni maggiorate e con riduzioni dei consumi, ed utilizzare queste caratteristiche come argomenti di vendita. Che poi inquinassero di più in un periodo dove non vi era molto confronto e la comunicazione era unidirezionale, questo lo scopriremo solo negli anni futuri. In una intervista all’epidemiologo dell’istituto Mario Negri, Professor Carlo La Vecchia, riportata su Quattroruote di marzo 1991, questi rispose ad alcune domande relative alla relazione tra inquinamento atmosferico ed aumento dei tumori, dichiarando che l’aumento di casi di tumore al polmone era dovuto al grande consumo di sigarette anche nei locali pubblici e che i gas di scarico potevano essere responsabili di una percentuale minima. Il professor La Vecchia suggeriva di dotare tutte le vetture del dispositivo che bloccava l’afflusso nell’abitacolo di aria esterna ed ovviamente di non fumare in auto. Infine affermava che i provvedimenti quali le targhe alterne non avevano alcun senso scientifico. Intanto a febbraio, venduta la Polar, mi dissero di prendere una Volvo 480 Turbo. Avendo già avuto la ES nera, non potendola prendere rossa per i soliti problemi di rivendita, ne trovai in stock una bianca.
Una legge invece giusta che si promosse in questo primo semestre del 1991 fu la proposta di revisione dell’assurda aliquota Iva al 38% che gravava sui veicoli a benzina oltre 2000cc e diesel oltre 2500cc e portarla ad una unica al 19%. Quante opportunità abbiamo perso nello sviluppo e quindi nella vendita in Italia ed all’estero di vetture italiane con queste cilindrate superiori…
A marzo partecipai con mio papà ed il 1100 Special ad un raduno sulla sponda bergamasca del Lago d’Iseo, organizzato dal Top Club che era coordinato dal Dr. Forte, un appassionato di auto storiche, non solo Topolino. Aveva infatti nella sua collezione anche una bella Fiat Dino 2000 coupé argento metallizzato.
Il Fiat 1100 Special del 1962 al Raduno Top Club. Si notino i copri rostri in gomma, accessorio degli anni 60
Tra le belle vetture presenti, rammento una Fiat 2300 S coupé oro metallizzato targata Bergamo (che mi rammentava quella che aveva la famiglia Marconi – vedasi puntata del 1969
ed una Fiat 1300 del 1961 azzurro medio come quella che aveva avuto lo zio Claudio fino al 1983.
Il 19 aprile ci fu l’ennesimo tentativo di rubarci la rossa Fiat 500 di mamma. Questa volta, oltre all’antifurto particolare montato sul mezzo, i ladri si trovarono con la vettura che aveva il semiasse che neanche a farlo apposta si era rotto il giorno prima, quindi una doppia sfortuna, per loro. Quest’antifurto era una vera presa in giro per i ladri, perché ti permetteva di accendere la vettura, ma dopo 30 secondi la vettura si bloccava, si spegneva e si metteva a suonare, di gran carriera, il clacson. In questo caso, nel mentre l’accesero, le marce non si inserivano e pertanto si trovarono in strada con un mezzo inutilizzabile che svegliò il condominio.
In quei giorni il Signor Luraghi che, per chi non lo sapesse, era uno dei figli dell’ex Presidente dell’Alfa Romeo Giuseppe Luraghi, mi chiese come andava la 480 turbo e quanti km avevo fatto; venne a visionare come la tenevo e mi fece i complimenti, poi mi disse: “ Allora si ordini la nuova 940 GLT Turbo , prenda una SW, che la utilizziamo per il lancio, come dimostrativa, e la tiene lei. Quando arriva, la 480 Turbo la passo a mia figlia. “.
Detto, fatto. La Volto 940 GLT Turbo era una nuova versione 2 valvole per cilindro, con una turbina che permetteva di erogare 155 cv a 5600 giri. Sempre per la politica di rivendita nei 4 mesi, la ordinai grigio medio metallizzato, uno di quei colori che dalla fine degli anni '80 era diventato un colore di pregio, alternativo al solito argento. Ho un ricordo molto piacevole di questo motore molto tondo, con una spinta progressiva della turbina. Sabato 27 aprile, nel pomeriggio, mi recai alla Fiera di Montichiari, per la classica Mostra Scambio, che all’epoca attraeva il pubblico bresciano.
Venni attirato da un cuscino a foggia di Fiat 600 prima serie, che non potei che acquistare come espressione di un desiderio latente di averne una. La sera ci fu, al Teatro Sant'Afra di Brescia, un concerto di mio fratello Raffaele, con musiche per pianoforte di Sergej Prokofiev, nel centenario della nascita. Serata dove sfoggiai la nuova 940 GLT, che si faceva notare anche per le scritte pubblicitarie. Il nuovo mezzo attirò apprezzamenti per il marchio e l’allestimento.
A maggio arrivarono alcuni funzionari della Opel Italia, che tra l’altro conoscevo, per parlare con il Signor Sala. Pensai ad una visita di cortesia, all’inizio. In realtà vennero a proporci di prendere il mandato della Opel, in quanto il Saigarage era stato acquisito dalla Fiat e pertanto aveva restituito il mandato alla Opel, ed a Brescia il marchio era scoperto. Quando Sala me ne parlò con molto entusiasmo, al principio mi spiacque quasi l’idea di lasciare il marchio Volvo, dall’altra era un’opportunità per uno sviluppo dell’azienda, perché i numeri erano diversi, conoscevo il marchio, avevo tutta una mia clientela che potevo recuperare. Quando poi mi disse che avremmo passato il marchio Volvo all’amico ed ex collega Saigarage Vittorio Lorenzetti, che nel frattempo aveva aperto da qualche anno una piccola struttura Volvo a Sirmione, ne fui quasi rasserenato, perché era come se restasse tutto in “famiglia”. Quindi la 940 GLT SW turbo fu la mia ultima Volvo nuova che ebbi, in quanto poi si continuò con l’attività quotidiana, ma con lo sguardo proteso a quello che sarebbe stato il futuro con il nuovo marchio. Venduta in anticipo la GLT cominciai ad utilizzare vetture usate Volvo che avevamo ritirato. La prima fu una 760 TD SW bianca, che inaugurai il 31 maggio in occasione del matrimonio dell’amico e collega Pierangelo Pasini, che si sposò con una stupenda Alfa Romeo GT Junior 1300 argento del 1972.
Pierangelo Pasini e la sua splendida Alfa Romeo GT Junior 1,3 1972
Poi fu la volta di una Volvo 740 GLE 16V berlina, senza volerlo, bianca, con la quale mi feci l’estate.
Il primo viaggio fu il 22 giugno, con un giro tra le Ville Venete : Caldogno ( Villa Caldogno, del Palladio ); Marostica ( con la Piazza degli scacchi ); Bassano del Grappa ( Ponte Vecchio, del Palladio ); San Zenone degli Ezzelini, dove ci fermammo a fare picnic;
Riposino pomeridiano nel confort della Volvo 740 GLE 16V
ed infine Maser ( Villa Barbaro e Tempietto, del Palladio ). A Villa Maser, parcheggiai la 740 dietro ad una Vectra GL Marseille Red tedesca che si confrontava con l’Ascona 1,6 S di mio padre.
Lì realizzai che la vettura che avrei ordinato per me sarebbe stata una Vectra CD 2.0 Marseille Red.
Dopo una mia puntatina di qualche giorno a Rivazzurra con il Biturbo, mentre erano lì in vacanza i miei, le nostre vacanze si ripeterono nuovamente a Tremosine con la mitica Alfetta, che ormai sopportava il carico di questi spostamenti con pargolo e suoceri.
Il 21 agosto, ci raggiunsero i miei genitori e mio fratello. Ci trovammo a Limone e poi si decise si puntare sul lago di Tenno, ove avremmo fatto picnic. Nel negozio dove comprammo il pane, mio papà chiese al titolare indicazioni per Tenno. Questi rispose: “Dopo Pranzo (località prima di Tenno) arriva a Tenno”. Mio padre fece la battuta: “ Spererei di arrivare prima di pranzo!”.
In quei giorni, mi chiamò l’amico Daniele Squassina, dal quale avevo parcheggiato, nel piazzale della sua tipografia, il Fiat 1100 Special carta da zucchero, semi smontato, dal quale avevo prelevato la testa per il 1100 bianco e che avevo ancora in carico con targhe e documenti in attesa di decidere cosa farne. Mi disse che avevano venduto la tipografia e che ai primi di settembre dovevano liberare e quindi dovevo recuperare il 1100. Purtroppo fatte alcune telefonate, non trovai dove potevo metterlo da parte, in quel momento. L’amico Walter Apostoli mi propose di andarlo a recuperare, portarlo da lui in officina, smontare un po’ di cose e poi avrebbe pensato lui a farlo demolire ed io mi sarei occupato di fare la radiazione burocratica. Il 29 agosto partì quindi l’operazione 1100, con il recupero al mattino della vettura (trovai il parabrezza crepato da vandali) e nel pomeriggio, con la collaborazione del giovanissimo figlio Valerio, smontammo quanto potei pensare di salvare e mettere da parte in cantina. La sera, mi chiamò mia mamma per dirmi se ci andava bene di andare il 30 a fare un giro nel comasco; poi nel pomeriggio saremmo passati a Lazzate a trovare il fratello di mio papà, lo zio Luigi. Naturalmente ero molto entusiasta dell’idea, anche perché era la prima volta che Francesca sarebbe venuta a Lazzate e poi in me si risvegliò la vena collezionistica, pensando alle due vetture che immaginavo ci fossero ancora e che non vedevo dal 1985:
la Fiat 1100 R blu e il Fiat 600 T rosso, entrambi del 1968, dello zio Luigi. Il tour iniziò con una visita esterna al Castello di Carimate, trasformato in hotel; una visita in Como, dove facemmo fatica a trovare parcheggi; picnic sulla riva del lago e, nel pomeriggio, arrivammo a Lazzate. Non so quanti di voi credono nella telepatia, ma arrivati a Lazzate, mio zio Luigi aprì subito l’anta del deposito dove erano parcheggiate le due vetture e, mentre Francesca e Mirco facevano conoscenza con i miei parenti, lo zio mi fece vedere le sue vetture. Feci notare allo zio che non aveva fatto montare le cinture di sicurezza anteriori (obbligatorie dal 1989) ed egli mi rispose che, prossimamente, non avrebbe più pagato nemmeno il bollo (come faceva a sapere che nel 1998 sarebbe entrata in funzione la legge per l’esonero del pagamento della tassa di proprietà per le trentennali?). Più avanti scopriremo che, quasi una profezia, egli non pagherà più il bollo dal 1995… Ebbi modo quindi di fare una piccola perizia alle vetture, che erano sane e che avrebbero avuto bisogno solo di qualche mia cura per valorizzarle. Rammento il lunotto del Fiat 1100 R tappezzato degli adesivi del Touring Club Italiano. Presi quindi in mano la situazione, come avevo fatto un anno prima con il Pastore Vetta e dissi allo zio: “Zio, quando decidi di cambiarle, sappi che a me interessano!” Mio zio mi rispose: “Non ti preoccupare!!!” Quante volte mi frulleranno in mente queste parole… Intervenne mia cugina Reginelda: “Che te ne fai di questi rottami?” In questo caso fui io che le risposi: “Tu non ti preoccupare!”
Facemmo qualche foto e, queste sono le ultime scattate insieme con lo zio Luigi, che comunque rivedremo ancora una volta e ne parleremo più avanti. Personalmente, credo che allo zio avesse fatto piacere il mio interesse per le sue vetture. Del resto, pensai che, se avesse deciso di cambiarle, tra il darle ad uno sconosciuto e darle ad uno di famiglia a pari condizioni, era migliore la seconda soluzione. Comunque anche qui avevo lanciato il sasso nello stagno, nella speranza di muovere qualcosa. Mia mamma mi rivolse sempre la domanda, su dove le avrei messe ed io risposi : “Sto cambiando casa apposta!”. La mia era una battuta al momento, ma, a distanza di tempo, credo che tutto quello che ho iniziato in quegli anni ’90 aveva un progetto che è stato seguito dall’alto, perché non avrei potuto farcela da solo!
A settembre vendetti la 740 GLE e presi un’altra 740 GLE 16V SW, sempre bianca. Rammento che quest’ultima aveva un problema al debimetro. La usai poco, ma mi venne utile, per fare un trasloco del materiale del 1100 Special in una delle cantine di Seniga, nella casa dei suoceri. Venduta anche la SW, non vi erano altre Volvo interessanti ed ecco allora che mi autorizzarono a prendere una vettura non Volvo. Si trattava di una magnifica Lancia Thema Turbo ie berlina del 1987 verde petrolio, interno in alcantara, climatizzatore automatico. L’avevo ritirata in permuta su di una Volvo Super Polar SW, la versione extra lusso della Polar dotata di vernice met, interni in pelle, cerchi in lega, 4 vetri elettrici. La preparai come da mio standard ed era semplicemente strepitosa. Una di quelle vetture che sarebbe stato da mettere da parte, con quel buon profumo dell’alcantara… Nel frattempo cominciammo ad inviare i primi ordini per lo stock iniziale Opel e quindi dovevo ordinare anche l’automobile per me. La politica Opel per le dimostrative era diversa da quella Volvo. Per le dimostrative, Opel dava un extra bonus, però la vettura la pagavi subito e dovevi venderla, non prima di 4 mesi. Ecco che allora, mi ordinai una vettura più vicina ai miei gusti: Vectra 2.0 CD colore marseille red, interno in velluto grigio chiaro (la maggioranza sul mercato avevano l’interno nero), cerchi in lega (ho sempre ritenuto che i cerchi diano il tono di una vettura) ed un piccolo extra che avevo avuto sulla Ascona 1,6 S: la sospensione regolabile posteriore in altezza (130.000 lire) ad aria. In questa maniera, se si caricava la vettura, si aveva la possibilità di irrigidire la sospensione posteriore in modo che si viaggiasse sempre con un assetto lineare. L’ultima Volvo nuova la vendetti io, proprio la mattina in cui il DM Volvo, Dalfini, era venuto per ritirare i conformità delle vetture che avremmo restituito. Si trattava di una 460 Carburatore, per la quale dovemmo trattare per poter chiudere la vendita, ossia poter avere il conformità e targare noi la vettura. Dopo la Thema, presi la sua diretta concorrente, un’Alfa Romeo 164 turbo prima serie, nera. Il proprietario le aveva messo le scritte 3.0 sul posteriore e la cosa faceva scena. In previsione del nuovo marchio, era venuto a lavorare con noi anche Stefano Sala, il mio ex collega del Saigarage e fu con lui che andammo a Roma per il lancio dell’Opel Astra. Al termine della presentazione, tutti i Concessionari ritirarono, a Fiano Romano, un’Astra, che poi sarebbe stata immatricolata come dimostrativa. A noi diedero una 5 porte 1.4 GLS Nova Black. Partimmo da Roma nel pomeriggio. Allora non vi erano ancora i cellulari. Facemmo l’errore di telefonare in sede per dire che eravamo in viaggio. Pensavamo di prendercela con calma, ma invece il signor Luraghi ci disse che ci aspettava perché doveva andare a far vedere l’Astra ad un Colonnello Militare suo amico/cliente. Ci trovammo quindi a dover darci dentro per rientrare ad un' ora che non fosse tarda. Arrivammo verso le 20.00 con la vettura, che se non era secca, poco ci mancava e la consegnammo subito al signor Luraghi, che andò subito nel suo ripostiglio per farle benzina.
Notammo anche le nuove insegne con il marchio Opel. All’inaugurazione, che cadde in coincidenza con il lancio della nuova Astra, a metà ottobre, venne tanta gente, segno che vi era attesa sia per il nuovo modello, sia per una nuova Concessionaria Opel a Brescia. Tra l’altro, rispetto al Saigarage, eravamo sulla stessa via, solo un po' più vicini allo stadio di calcio, ed anche questo venne percepito dalle persone come una continuità. Poi vi era il Signor Sala, che era stato procuratore del Saigarage dal 1982 al 1988, vi ero io, che ero rimasto fino al settembre 1989, e Stefano Sala, che era rimasto fino e durante il cambio con Fiat. Questo ci consentiva di ritrovare tanti clienti. Tutto questo mi faceva stare sereno, in previsione dell’impegno imminente per l’acquisto della nuova casa.
Dopo una breve malattia, si spense a Milano, il 10 dicembre 1991, il Dottor Giuseppe Luraghi, ex Presidente dell’Alfa Romeo, padre del Signor Dario e nonno materno del Signor Sala.
Mi ricordai quando qualche anno prima, nel 1986, ebbi l’onore di andarlo a prendere, alla sua villa di Gardone Riviera, per portarlo proprio al matrimonio del Signor Sala. Un’occasione, per me giovane appassionato, per qualche battuta/ricordo sulla Storia dell’Alfa Romeo, dalla Gulietta al nuovo progetto e stabilimento Alfasud. Una persona della quale porterò sempre un bel ricordo.
Il 1992 sarebbe stato un altro anno carico di novità!
Carlo Carugati
Continua…
Questa puntata è dedicata al mio primo ed unico Capo Vendite, Giulio Marchesi, classe 1932 che ci ha lasciati il 10 marzo 2020 ed ad un ex collega, Oscar Davide, che è mancato il 16 gennaio.
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creato il 20 marzo 2020 ............................................................................................................................,,,,,,,,,,,,.......................a cura dell'Admin |
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