Storie di auto e di famiglia... "dalle fiat 1100 alle Opel kadett" i racconti e le memorie di Carlo Carugati ripercorrono periodi e costumi dal 1955 agli anni 80... il 1994
 
 
 
 
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Dalle Fiat 1100 alle Opel Kadett storia d’auto e di famiglia
Cap. 15 IL 1994

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Opel kadett C "il ritorno"

Caro lettore che magari ci segui dalla prima puntata, quando mi appresto a raccontare un nuovo anno di questa auto…biografia, mi domando sempre:” Che anno fu questo?” Il 1994 fu un altro anno impegnativo, positivo dal punto di vista professionale, positivo dal punto di vista della mia passione per le auto storiche, con un ritorno importante, il tutto purtroppo con un finale dicembre, funestato da una tragica, improvvisa perdita familiare. Tuttavia, spero di riuscire anche in questa puntata, come fosse una fiction, a tenerti attaccato alla lettura fino alla fine…
Iniziamo con il dire, in un quadro politico generale, che l’anno iniziò con i consueti ormai rincari di benzina e rincari vari, merito della manovra cosiddetta di fine anno. Il giudizio da più parti sosteneva che eravamo stati governati da una razza di politici (vedasi prima Repubblica) ladri, infingardi e arroganti, che tuttavia cercavano di ripresentarsi alle prossime elezioni previste per il 27-28 marzo 1994...
Sul fronte Mercato dell’Auto, il 1993 era stato un anno di pesante perdita di volumi (circa il 20% rispetto al ’92), collocando il 1993 in uno dei peggiori degli ultimi 7 anni. Fa tenerezza vedere che si stavano ancora immatricolando Innocenti Small (della quale era cessata la produzione il 31 marzo 1993). Mentre per Opel, eravamo presenti nelle hit-parade nei segmenti B con la Opel Corsa, C con l’Astra, H con la Calibra e nelle vetture Diesel, l’Astra esprimeva gli stessi volumi della Fiat Tempra. Si cominciarono a vedere anche le prime fotografie e servizi dedicati alla prossima novità Opel: l’Omega B. Devo essere sincero: la coda con la targa sotto il paraurti (nella versione berlina) mi lasciò un tantino perplesso, anche se poi per il resto, le finiture, la sostanza della vettura era di alto livello e l’annuncio di un nuovo motore gasolio a sei cilindri di derivazione BMW erano senza dubbio un bel biglietto da visita. Essendo quella la mia prossima vettura (sebbene benzina), cominciai a pensare che dovevo vendere la Vectra. Occasione volle che il nostro orefice, Frugoni, colui che aveva fatto le nostre vere di matrimonio, voleva cambiare la sua Manta B 2.0 E CC “Berlina” del 1979 e gli proposi, centrando l’aspettativa, la mia Vectra, che gli consegnai a febbraio, ritirando la Manta B. Però l’Omega sarebbe arrivata in primavera… Decisi allora per una vettura di transizione.  Avevo in stock una di quelle vetture particolari che ogni tanto ordinavo: Opel Corsa 1.2 GLS 5 porte Marseille Red con tettuccio apribile e cerchi in lega. Una scelta che, come si dimostrò, mi permetteva di avere una vettura interessante e di facile collocabilità quando fosse maturato il tempo di arrivo dell’Omega.

Il 27 febbraio, lancio nei Concessionari Fiat della nuova Fiat Coupé, vettura che andava ad essere per noi la nuova concorrente diretta della Opel Calibra.

Il 27 febbraio, lancio nei Concessionari Fiat della nuova Fiat Coupé, vettura che andava ad essere per noi la nuova concorrente diretta della Opel Calibra.

Il cruscotto con parte in metallo del colore della carrozzeria, un richiamo old style, dunque, unito alla colorazione gialla, che faceva rammentare le storiche Dino, intrigavano la vettura. Mentre non sono mai riuscito a capire il senso del baule posteriore assolutamente liscio (nemmeno un logo centrale Fiat), il tutto per lasciare la targa sotto il paraurti… Rammento che qualche anno più tardi, a Rivazzurra di Rimini, un tedesco con una Coupé rossa aveva messo al centro del cofano un “cavallino rampante”. Come diceva qualcuno: “Piuttosto che nulla, meglio piuttosto”.  
E come molti italiani aspettavano, il 27 marzo – 28 marzo ci furono le elezioni politiche italiane: lo schieramento di centro-destra guidato da Silvio Berlusconi vinse le elezioni sconfiggendo il centro-sinistra dei Progressisti e la coalizione di centro del Patto per l'Italia.
Dopo Pasqua, la forza vendite Opel venne convocata a Sorrento per la presentazione della nuova Omega. Dato che io avevo la Corsa, andammo in un primo gruppo con la Astra 1.4 GL 3 porte lagoon blue, in dotazione a Fabio Lama. Nel viaggio di andata ne approfittammo per consegnare a Roma un’Astra GSI ad un cliente del signor Sala. Questa consegna ci fece perdere un pochino di tempo, a causa del traffico e del ritardo di circa trenta minuti del cliente. Dovevamo essere a Sorrento per le 16.00… Fortunatamente, ripartiti, dopo Roma è come se ci fossimo trovati in un nuovo mondo, con pochissimo traffico…  Attento!!! Da un’apertura dell’autostrada fece una svolta a u (proibitissima) una Renault Clio bianca che non aveva un brandello di carrozzeria sana, e con due brutte figure all’interno, che ve le raccomando.  La prima cosa che mi venne in mente fu che si trattasse di una vettura utilizzata per fare a sportellate con altri mezzi.  Comunque, quando decidemmo di fermarci ad una stazione di rifornimento e vedendo lì questa Clio a fianco di una Passat SW Argento con questi elementi che confabulavano, decidemmo di tirare diritto… Meglio evitare…   Arrivammo alla fine sulla Costiera Amalfitana, bellissima, un continuo serpentone nel quale ci trovammo davanti una Panda 30 che doveva aver visto tempi migliori, ed eravamo in ritardo… Ad un certo punto, Fabio prese l’ardire di superarla e dietro la curva… Pattuglia della Polizia Stradale: naturalmente, paletta ed accostare!  Fabio, che conosceva i gradi, scese subito dalla vettura e disse: “Maresciallo, mi perdoni, dobbiamo essere a Sorrento per le 16.00!”.  Il Maresciallo, con tranquillità: “Ma di dove siete?” – “Di Brescia” replicò Fabio. – “Brescia, Brescia…”, meditava il Maresciallo, poi la luce: “Sono stato un anno in servizio a Chiari, che è vicino a Brescia. Mi ricordo, Brescia, bella città, tranquilla…” E la tirava per le lunghe…  Fabio riprese la parola: “Dai, Maresciallo: ci lasci andare!”  Ed il Maresciallo, che ci aveva preso in buona: “Ma ti ho detto qualcosa? Ma hai visto 'sto mare, 'sto cielo?  Iate, e stat’v accuort!”  - “Grazie, Maresciallo!” E ripartimmo di gran carriera. Alla sera, cena di rappresentanza, dove assaggiai per la prima volta il famoso limoncello di Sorrento, denso e servito in appositi piccoli bicchieri ghiacciati. Fu una piacevole conoscenza.  Nel mentre, presentarono l’ospite della serata: “Bruno Lauzi”. Ora, permettetemi due osservazioni. La prima: Bruno Lauzi era ligure. Che ci azzecca Bruno Lauzi in una presentazione a Sorrento? Seconda osservazione: In una convention, per la maggioranza, di maschi, perché un ospite maschile?  Ma non sarebbe stata più adatta una bella cantante locale con un repertorio consono di canzoni ad hoc?  Quale fu il risultato?  Che pochi seguivano Bruno Lauzi e continuò il mormorio di sottofondo, classico in queste cene. Ad un tratto, Bruno Lauzi si ferma e sbotta: “Io non sono un Juke Box, voi dovete ascoltarmi”. Molti si alzarono con il limoncello in mano ed uscirono dalla sala.  Solidarietà per il professionista, ma se dovessi mai organizzare un evento di tale livello, o vorrei un comico che tenga il suo classico monologo dove la gente si fa due risate, o, se si vuole un cantante, dovrebbe essere di sesso opposto alla maggioranza degli spettatori. Questo il mio parere. Venendo alla breve prova dell’Omega, devo dirvi che, a parte la mia riserva estetica sul posteriore, comunque nell’insieme la vettura era molto bella, dava un senso di solidità, con finiture di livello negli interni e la trazione posteriore le dava la stessa manovrabilità della BMW serie 5 e con un raggio di sterzata migliore rispetto all’Alfa Romeo 164, che era penalizzata dalla trazione anteriore.  Trovai molto bella e completa la versione CD, con addirittura la tendina elettrica sul lunotto posteriore (quando hai dei bambini noti subito queste cose) e che stava molto bene nell’ Emerald Green presentato. Sperai che nelle assegnazioni d’ufficio per il lancio dell’Omega ce ne fosse una così per me.

Dal 22 aprile al primo maggio si teneva il tradizionale biennale Salone Internazionale dell’Automobile di Torino. Ormai mi ero attrezzato e avevo contattato per tempo il buon Maurizio Bonaldi di Opel Italia; avevo i miei 4 pass gratuiti per la giornata degli operatori, prevista per il 21 aprile.  In considerazione che il 21 era di giovedì, il 25 aprile, festa, era di lunedì e che il 20 dovevo fare un intervento ai denti, presi di ferie dal 20 al 22 aprile. Il 20 ero sotto i ferri del mio secondo dentista (dopo il ritiro dall’attività del mio primo dentista, il Dr. Napoleone Bettini, figura di grande carisma, oltre che validissimo dentista), il Dr. Tomaselli, che, rammento, aveva una 164 Super v6 turbo amaranto metallizzato.  Non avevo mai avuto problemi, anche con questo non più giovane dentista, ma quella mattina soffrii più del solito, tanto che ad un tratto sbiancai ed il dottore per fortuna se ne accorse e si fermò.  Preso anche lui dalla paura e dal rimorso, mi confessò che avevano finito l’anestesia necessaria e che confidando che ero un “ragazzo” giovane, avrei sopportato la cosa… Non vi dico cosa girò per la mia mente!!! Per scusarsi, mi diede un certificato con il quale mi dava otto giorni di riposo!  Ma io il giorno dopo volevo andare a Torino!!! Certo, in situazione normale, sarei andato, come nel passato con il Biturbo. Ora mi trovavo, che da un lato ero in ferie, dall’altro avevo un certificato di malattia.  Decisi che saremmo andati, ma che, almeno all’andata, non avrei guidato io. Quindi andammo con la Opel Ascona di mio papà.  Una bella giornata di sole accolse il nostro viaggio. Il Salone di Torino del 1994 si presentò al meglio, come per dire che la crisi era finita e che bisognava guardare al futuro.

Io a Torino 1994 davanti ad una Omega 3,0 MV6 Berlina

Da qui l’esibizione di vari prototipi e di modelli che intendevano rilanciare il made in Italy, come l’Alfa Romeo 145, la Punto, presentata in vari allestimenti di carrozzeria e nella versione cabrio,

senza trascurare la nuova Maserati Quattroporte, firmata da Gandini, anche se mia mamma preferì una foto con la Shamal.

La Mercedes presentava il prototipo della SLK.

Allo stand Fiat, sempre curato dall’Architetto Giorgio Martelli, che ringraziamo per le fotografie, ampio spazio dedicato alla Fiat Coupé, esposta in vari colori.

Mio fratello ha sempre avuto un debole per la coupè gialla!

Mentre tornavamo a riprendere la vettura nei parcheggi del Lingotto, incontro con la Thema Ferrari con vetro posteriore abbassato, che ospitava l’allora Presidente Ferrari, Luca di Montezemolo, al quale porsi un cordiale “Saluti, Presidente”, il quale educatamente e cortesemente rispose con un cenno di mano. Dopo Torino arrivarono le assegnazioni delle Omega. Ero entusiasta nell’apprendere che vi era una CD 2.0 benzina berlina Emerald Green.  Ma il mio entusiasmo venne raggelato dal signor Sala, che voleva darmi una GL, sempre Emerald Green, ma, cosa peggiore, senza aria condizionata.  Non rammento come ho fatto, ma ricordo solo il risultato: ottenni la CD che venne immatricolata il 5 maggio 1994 con le prime targhe AA: AA890FY.  Tra l’altro, nel giro di una settimana, in concomitanza della presentazione dell’Omega, trovai: prima, di scambiare i miei cerchi in lega della Corsa, con un cliente che voleva la Corsa con i cerchi in lega, e poi un acquirente che scelse la mia Corsa, proprio per il fatto di avere il tetto apribile.  Come avrebbe detto il “colonnello” degli E Team: “Mi piacciono i piani ben riusciti!”.

Tra i testimonial del lancio della Opel Omega, Adriano Panatta qui ritratto con una Omega CD SW Nautilus Blu con cerchi in Lega BBS. Ringrazio Paolo Ferrini per la disponibilità della fotografia. 
Il 15 maggio si teneva a Bedizzole (BS) il battesimo di Simone, figlio di Carla e Lorenzo, nostri cugini, che si erano sposati nel 1992. Naturalmente andammo con l’Omega.  Quando Carla mi vide con l’Omega mi disse: “Ci porti in chiesa con questa?”  “Volentieri”, dissi. Così, non ricordo altri eventi similari, per un battesimo, i genitori arrivarono davanti alla chiesa come per un matrimonio!  Si tenne poi a casa loro il rinfresco. Naturalmente l’Omega portò anche a casa genitori e piccolo e faceva bella mostra di sé nel cortile con ghiaietta, insieme ad altre vetture dei parenti. Ad un tratto, mio figlio Mirco, di quattro anni e mezzo, alzò una serie di sassolini, uno dei quali cadde sul cofano di una Golf bianca. Naturalmente, partì subito da parte nostra un urlo e, constatato un piccolo segno sul cofano, dissi al proprietario di farmi sapere il costo dal suo carrozziere, che avrei pagato il danno. In realtà confidavo che il carrozziere lo avrebbe consigliato di fare un piccolissimo ritocco a pennello e poteva finire tutto lì. Invece mi chiamò, dicendo che il carrozziere gli aveva chiesto 200.000 lire per rifare il cofano e… pagai. Non rammento che Mirco abbia mai più lanciato sassi o sassolini, tranne che nel lago…
Nel fine settimana 20 - 22 maggio 1994, ripetemmo, dopo il 1986, il nostro tour in Toscana, organizzato anche con l’opportunità di andare a trovare lo zio Cosma Carugati (fratello di mio papà) che era una Padre sacramentino nella parrocchia di San Agostino, a Prato. Come nel 1986, prenotammo all’Hotel Stella d’Italia, che era nella piazza principale di Prato, ove vi era il Duomo. La differenza rispetto al 1986 fu che la viabilità era stata ingarbugliata da sensi unici e zone Ztl, dove dovemmo farci rilasciare un permesso per poter accedere, tanto che, alla fine, per parcheggiare le vetture, le lasciammo in Parrocchia dallo zio.

Fu un’occasione anche per Mirco per vedere: Pisa, La Verna, Poppi e Vallombrosa.  Grande stradista, l’Omega! 

Un frame di immagine della Omega presso l’abbazia di Vallombrosa

A giugno ci trovammo con scarsità di prodotto e mi serviva un’Astra SW 1400 Club per un cliente. Feci alcune telefonate, tra cui una al collega di Seveso, Mariani, che avevo conosciuto di recente in un corso per Capo vendite ed avevamo fatto conoscenza stimolata da me, avendo fatto presente che mio padre era di Lazzate. Aveva la vettura che mi serviva, allora concordai con Sala che mi occupavo io di recuperare la vettura, munito di targa prova e allo stesso tempo prendevo la giornata libera, perché in questa maniera, facendomi accompagnare dai miei, andavamo poi a fare visita ai parenti di Lazzate.  Memore dell’ultima visita del 1991 a Lazzate, ove avevo visionate le vetture dello zio Luigi, mi portai una piccola dote di prodotti per la pulizia, in particolare per le cromature, ricordando che il paraurti posteriore del 1100R aveva qualche segno di ossidazione. Senza bisogno che gli dicessi nulla, appena arrivati, lo zio aprì subito il portone della rimessa, come per dire: accomodati. Gli dissi che volevo fare un trattamento al paraurti del 1100 e mi disse: “Fai!”.   Mia zia e mia cugina rimasero invece più scettiche a vedere “cosa combinavo”.  Feci un lavoro veloce, anche perché ci fu un miglioramento, ma in alcuni punti vi era poco da fare, si sarebbe trattato di ricromare o cambiare la lama.  Lo zio osservò anche l’Astra Sw, che, secondo me, poteva anche essere una vettura da prendere in considerazione, se avesse voluto cambiare l’auto. Non ci intrattenemmo molto e ripartimmo verso le 11.00.  Naturalmente, come sempre, fu lo zio che ci aprì il cancello e ci salutò mentre svoltammo a sinistra per tornare a casa!  Fu l’ultima volta che lo vedemmo…Nel pomeriggio, dopo aver lasciato l’Astra al lavaggio per essere decerata e preparata per la consegna, andammo a Collebeato da Apostoli, perché volevo far vedere ai miei la Fiat 600 che, dopo la riverniciatura, aspettava di essere rimontata.

Da luglio 1994 scompare il listino della Innocenti Small. Risulta che l’ultima sia stata targata a giugno 1994…Dal 18 al 28 luglio si ritornò per le Ferie a Rivazzurra e per la prima volta decisi di andare con la vettura aziendale, che in questo frangente era molto più spaziosa della Maserati Biturbo.  La cosa fu positiva, anche perché il titolare del Villino, Giancarlo Castellani, voleva passare la sua Horizon al figlio ed aveva bisogno quindi di una vettura per lui. Parla che ti parla, alla fine una Corsa 5 porte poteva essere una valida soluzione.  Chiamai il mio collega Stefano e gli chiesi di darmi una disponibilità. Tra le varie soluzioni, vi era una Corsa 1.2 Swing 5 porte Ceramic blu con chiusura centralizzata e tetto apribile, che generò l’approvazione di Giancarlo e Natalina.  Gli feci, ovviamente, un trattamento di favore e gli fermai la vettura.  Fu la prima volta che andavo in ferie e tornavo a casa con dei soldi, aggiunti, di anticipo. Targata la vettura andai a Rivazzurra per la consegna, tra i complimenti dei villeggianti che ricevette Castellani, per l’acquisto fatto. Dopo una bella mangiata di pesce, grazie alla Natalina, che era speciale per questi piatti, rientrai con il trenino nel pomeriggio. Ad agosto, in una giornata che io avevo di riposo compensativo e mentre invece Francesca lavorava, organizzammo un giro, con l’Alfetta, sul Garda, con tappa a Maderno, dove comprammo un altro piccolo camioncino a Mirco,

Ad agosto, in una giornata che io avevo di riposo compensativo e mentre invece Francesca lavorava, organizzammo un giro, con l’Alfetta, sul Garda, con tappa a Maderno, dove comprammo un altro piccolo camioncino a Mirco,

Nella settimana di Ferragosto, era tradizione che si facesse una gita in compagnia con suoceri e cognate e cognato, anche per festeggiare il compleanno del suocero, che cadeva il 12 agosto. Quell’anno, sempre con l’Omega, ci recammo al Santuario dell'Annunciata, a Ossimo Inferiore, per poi trovare un’area per fare pic-nic a Borno.

E, anche qui, consuetudine vuole che nel pomeriggio, a Borno, piova, e, di conseguenza, in fretta e furia venimmo via e ci fermammo poi ad Iseo per chiudere la giornata.  Il 3 settembre era programmato il matrimonio di mia cugina Gabriella, la quale mi aveva chiesto se le facevo il filmato per il matrimonio.  Per organizzare il tutto, prendemmo una giornata, visto che si sposava a Brescia, ma poi il ricevimento era organizzato sul Garda, per fare un sopralluogo ed una gita che eseguimmo con il Fiat 1100 D. 

A settembre trovai un acquirente per la mia Omega ed al suo posto presi una GL SW Nautilus Blu con aria condizionata. Arrivarono anche le convocazioni per la presentazione, a tutta la rete Opel, della nuova Tigra.  Per la prima ed unica volta nella storia, che ricordi, Concessionari e rete vendita erano convocati nello stesso fine settimana per la presentazione di un modello. In pratica, per un sabato, le Concessionarie rimasero chiuse o semi chiuse. Noi ci organizzammo con due vetture ed avendo una venditrice ottenni di avere tutte camere singole. Ricordo che mi diedero un milione di lire per cassa spese per benzina, autostrada, pranzi. La cosa oltremodo bella è che la presentazione si teneva in zona Firenze, il sabato pomeriggio. Dopo di che domenica eravamo liberi e pertanto prospettai ai miei venditori di fare un giro a Firenze.  All’andata ci fermammo a mangiare in una trattoria a Poggio a Caiano. La presentazione della Tigra venne tenuta da Antonella Clerici. La sera, la cena venne divisa in due sale, in un ambiente ex monastero, molto curato. In una sala vi erano i Concessionari che si sorbirono Amedeo Minghi (immagino che l’organizzatore fosse lo stesso di Sorrento); a noi, come forza vendite, andò meglio, con dei simpatici prestigiatori che passavano tra i tavoli. Domenica mattina, dopo colazione, partimmo alla volta di Firenze, con parcheggio presso la stazione e poi, munito di guida del Touring Club Italia, portai il mio gruppo in giro per Firenze fino ai giardini di Boboli, ricevendo alcuni commenti critici della mia collega venditrice, che era venuta con le scarpine tacco 12… Alla sera, rientro con sosta al Cantagallo per la cena, quando l’allora ristorante era ancora una cosa seria!   In quel periodo, l’amico Costanzo Gatta, dopo la chiusura del Quotidiano la Notte, aveva trovato impiego come direttore dell’Eco di Biella. In un’occasione di incontro, cominciò a lamentarsi che la Kadett 1000 mancava di potenza in autostrada. Gli spiegai che la vettura aveva 48 Cv e che la velocità massima prevista dal costruttore era di 130 km/h. Mi venne però in mente che avevo ritirato la Manta B 2.0 E da 100 cv ex Frugoni e, con poca differenza, gli diedi la Manta e mi ritirai e ricomprai la Kadett C, che era poi quella di mio papà. In una delle mie trasferte a Prato Stelvio (BZ), mi ricordavo di aver visto su uno scaffale dei cerchi ATS e mi rallegrai molto quando li rividi e chiesi all’amico Gunter Platter se me li vendeva e tornai quindi con il prezioso carico che, montato su un treno di gomme nuove, fece subito bella figura sulla Kadett C. 

Ben tornata Kadett C 1.0 S “Berlina” Maggio 1979

Domenica 11 dicembre, si era organizzato, a casa mia, un incontro di parenti per rivedere insieme alcuni filmati degli anni ’70 delle gite fatte in compagnia allora, e che da super8 avevo riportato a video8 con l’aggiunta di commento musicale. Un bel pomeriggio contornato di tante care persone, la maggioranza delle quali oggi non ci sono più, con in tavola il classico bossolà fatto da mia mamma ed un paio di bottiglie di Muller Thurgau.  Nessuno di noi poteva immaginare che nello stesso momento una tragedia si stava consumando a 100 km di distanza.  Ecco la mia ricostruzione:

Se veduma pisi tard

L’11 dicembre 1994 cadeva di domenica. Anche a Lazzate (MB) la mattinata era trascorsa senza particolari variazioni ad una tradizionale domenica di avvento. Una giornata luminosa, con quel sole misto a foschia alta che quasi invita a mettere ancora gli occhiali scuri. La temperatura cominciava a rinfrescare, ma al sole si sentiva quel tepore che era piacevole. A pranzo, la zia Mariuccia aveva fatto un suo tipico piatto domenicale: polenta, arrosto e patate. Mentre si seguiva il telegiornale delle 13.30 e si ascoltavano le notizie relative alle discussioni governative per la finanziaria ’95 in approvazione, lo zio Luigi, rammentò che l’indomani si doveva andare a Seregno dai grossisti, a vedere per alcuni articoli da regalo da proporre in negozio. Verso le 14.00 gli venne in mente che, visto che la temperatura cominciava a scendere, era opportuno spostare le levette dei filtri dell’aria del 600 T e del 1100 R sulla posizione inverno. Andò quindi in garage e, girando il quadro del 1100, vide anche che sarebbe stato opportuno fare il pieno di benzina (la lancetta segnava appena sopra il quarto di serbatoio e lo zio non scendeva mai sotto il quarto di serbatoio). In effetti non aveva mai provato a vedere se la spia della riserva del carburante sul Fiat 1100 R c’era e se funzionasse. Spense il quadro strumenti del Fiat 1100 R, scese dall’auto e fece per uscire dal garage. Si voltò un secondo, giusto il tempo per uno sguardo d’insieme anche al Fiat 600 T e nel girarsi gli cadde l’occhio su un residuo di cera per le cromature che era rimasta tra il rostro ed il paraurti, segno rimasto della mia lucidatura veloce di qualche mese prima. Accennò un leggero sorriso, poi uscì, come chi ha fatto tutto quello che doveva fare e chiuse il portone del garage. Andò in ufficio a deporre le chiavi del 1100, prese alcune mentine Valda (che anche noi quando eravamo bambini andavamo a prendere nel cofanetto sulla scrivania), si mise al polso il suo orologio Breitling che gli aveva regalato suo padre (mio nonno Carlo) per il compleanno dei 20 anni, indossò la sciarpa, il suo morbido cappotto grigio ed era pronto per uscire. Salutò la moglie e l’ultima frase che risuonò in casa fu rivolta alla figlia Reginelda: << Elda, ricordati prima di uscire, di andare a chiudere le finestre al piano di sopra che ormai l’aria si sarà cambiata! Se veduma pisi tard!>>. E alla fine, alle 14.15, uscì di casa per recarsi a piedi, alla consueta visita ai genitori, al cimitero. Come sempre, fece il percorso “orario”, ossia il tragitto che solitamente fa il carro quando ci sono dei funerali a Lazzate, partendo dal piazzale della chiesa. Infatti, viale delle Rimembranze è a senso unico e poi si prosegue sempre in senso orario per ritornare sulla provinciale. C’era poca gente in giro quella domenica. Dalle abitazioni si sentivano uscire le voci delle famigliole raccolte nel tepore delle case, con la compagnia delle televisioni accese sui tradizionali programmi di intrattenimento domenicale. Giunto al cimitero, fece il solito giro: dalla tomba di famiglia, a quella della zia Giacomina (sorella del nonno Carlo), al figlio della sorella Angela, Stefano, morto giovane per distrofia, e ad un vecchio amico perso durante la guerra. Uscì dal cimitero alle 14.45 e si incamminò verso casa continuando sul percorso orario, come se fosse in auto. Fece un paio di colpi di tosse che gli fecero subito tornare alla mente che stava aspettando dai medici di Salice Terme di venire convocato per essere operato d’asma, della quale soffriva da parecchi anni. Arrivò all’incrocio con la provinciale che arriva da Cermenate. Non vi era nessuno ed attraversò in modo da essere sul lato consigliato ai pedoni, ossia sul lato sinistro della strada in modo da vedere le auto che arrivano. Guardò come per l’ultima volta il suo paese con il campanile della chiesa che lo sovrastava. Pensò a come in quei 74 anni di vita il paese era cresciuto, ai terreni che una volta aveva suo padre e dei quali mio nonno aveva donato una parte all’oratorio per farvi un campetto di calcio. Sono le 14.59. Pensava al sagrestano che vi era negli anni ‘60 –‘ 70, che al pomeriggio della domenica andava sul campanile a suonare, con le campane, alcune melodie popolari… Come si chiamava...?... “Ma cos’è questo baccano?” Infastidito, non fece a tempo di voltarsi che, dalla curva, proveniente da Cermenate, venne travolto in pieno da una motocicletta Aprilia con a bordo due ragazzi che proseguirono il disastro schiantandosi contro una Panda parcheggiata più avanti. Fu un grande botto… Immobilizzato in un dolore non spiegabile a parole, in meno di trenta secondi gli passarono davanti i ricordi e le paure di tutta una vita: la moglie, la figlia, i lavori di restauro della casa, i genitori, i fratelli e sorelle, le sue semplici auto che mentre sua figlia diceva che erano dei rottami, suo nipote Carlo (io) aveva espresso desiderio di occuparsene un giorno, e lui gli aveva detto: “non ti preoccupare”. Ed ancora: i primi anni di lavoro, l’investimento nel maglificio di Zandobbio e poi la chiusura per non voler rischiare di fare debiti. Il periodo della guerra… Ma l’ultimo pensiero fu per la sua sposa che la vide bella e giovane, con i capelli lunghi come il giorno del loro matrimonio. Ma i trenta secondi sono scaduti e mentre cala il nero si torna sul luogo dell’incidente. Uscirono alcuni abitanti dalle case, vennero subito chiamate Polizia ed Ambulanze. Furono momenti concitati e di grande tensione. Il destino volle che i due motociclisti sebbene feriti se la cavarono. Mio zio, irriconoscibile per la botta presa, senza documenti, venne portato via dopo tentativi di rianimazione, ma praticamente già morto. Il cordone di sicurezza che venne creato a riparo dell’incidente, impedì addirittura a mia zia Angela, che anch’ella stava andando al cimitero in senso antiorario, giunta dopo il triste evento, di poter sapere e quindi vedere suo fratello negli ultimi istanti di vita. Nel farsi buio a casa Carugati, cominciarono a preoccuparsi per il mancato ritorno dello zio Luigi. Il cimitero ormai era chiuso. Che avesse incontrato qualcuno? Fatte alcune telefonate ai cugini e poi alla zia Angela, fu questa che raccontò di aver visto un incidente, ma non si sapeva di chi… Il terrore percorse i familiari. Fatte alcune telefonate si seppe di quest’uomo senza documenti che era stato portato, ormai deceduto, in ospedale. Vi lascio immaginare l’apprensione mista alla speranza che quest’uomo non fosse lo zio Luigi, la corsa in ospedale e poi la triste scoperta. Naturalmente oltre agli occhiali, sparì anche l’orologio. Noi venimmo informati il giorno dopo dell’accaduto e, per i riscontri di legge, il funerale si tenne cinque giorni avanti. La camera ardente venne allestita nel garage. Le due vetture dello zio vennero messe giù dallo scivolo che dava al magazzino, con il muso rivolto verso l’uscita. Quando il corteo prese il via dalla casa, nel passare davanti allo scivolo con un veloce sguardo diedi un occhio alle vetture che in un film di Walt Disney, un moderno Cars, avrebbero salutato il loro padrone che le lasciava…Proprio in quei giorni la mia Omega GL era stata data in prova ad un cliente del signor Sala, che poi la comprerà, e la sua sostituta, che era una signora sostituta, essendo una ex vettura aziendale di Opel Italia in uso dal direttore Vendite di Opel Italia, Dr. Sandro Malatto, era in officina per alcune riparazioni e preparazioni. Di cosa si trattava? Di una Omega Sw 3.0 V6 Cambio automatico, praticamente Full Optional, sempre emerald green con interno in pelle chiara, come quella della pubblicità.

In questo frangente, rammento che andammo al funerale con un Calibra 2.0 8v Color edition nel suo caratteristico Jungle Green ed interni in pelle beige.

Il mese di dicembre fu un mese molto impegnativo. Oltre a questo evento che scosse i nostri pensieri, anche dal punto di vista professionale alcuni eventi aumentarono l’attività. Dal punto di vista del prodotto, il lancio della nuova Opel Tigra, fu come un fulmine a ciel sereno. Mai ricordo di aver visto una maggiore eterogeneità di potenziali clienti interessati alla vettura, di tutte le età ed estrazioni sociali. In più, il nuovo finanziamento “Scelta Opel” permetteva agli acquirenti di poter avere, con un anticipo contenuto, una rata più bassa per un certo periodo, spostando in là la scelta se saldare la vettura, rifinanziare il residuo o dare indietro la vettura ad un importo già prefissato e fare un nuovo acquisto. Questo nuovo sistema di vendita, era ancora più intrigante per le aziende, che grazie alla legge Tremonti erano stimolate a fare nuovi acquisti di mezzi aziendali. Con questa nuova opportunità, non fu un caso unico che alcune aziende, partite per fare un solo acquisto, lo raddoppiavano, avendo una rata più bassa e potendo scaricare in maniera importante l’acquisto. Tra questi impegni di lavoro, ogni tanto la mente, ripensando a quanto accaduto, rimaneva in attesa di una telefonata di mia cugina, pensando che, dato che ella aveva sempre considerato le vetture dello zio dei rottami e sicuramente non le avrebbe mai guidate, mia zia non aveva nemmeno la patente, dato che lo zio poi, aveva detto: “Non ti preoccupare” sarebbero anche arrivate a valutare come gestire le auto rimaste dello zio… La Vigilia di Natale feci una telefonata per sentire come stavano e visto che non mi dicevano nulla, inventai che dovevo andare da Mariani il 28 per dei documenti e che, se non disturbavo, sarei passato a trovarle. Mi invitarono a pranzo e li scoprii che avevano pensato di tenere le vetture, “in ricordo dello zio” e che avevano pagato una cifra di un milione e quattrocento mila lire per la pratica di successione. Mi sembrò una cifra spropositata (data anche la cilindrata e potenza delle vetture), comunque confermai che il giorno che avessero pensato di fare spazio, io ero sempre interessato.  Il 1994 si avviava quindi a conclusione con il piacevole ritorno della Kadett C, che aveva fatto in 9 anni la bellezza di 15.000 km, arrivando ad una totalizzazione di 115.000 km, e che aveva quindi ancora molto da dare, la doppia ferita per la scomparsa dello zio, che era il mio riferimento familiare di Lazzate e con in più la sensazione che le sue vetture sarebbero pian piano cadute nell’oblio e nella decadenza, quando invece in quel momento avrebbero potuto essere rivitalizzate e valorizzate con un modesto investimento. Ma, si dice che il tempo è galantuomo e che la costanza premi i pazienti e gli audaci e da parte mia non cadde la speranza, che era solo rimandata a data da destinarsi.

Continua… 

 

 
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